Ma non è ora che impicchino quei due Marò? dice il segretario di Rifondazione Comunista di Rimini, Paolo Pantaleoni.
“Un mentecatto qualsiasi che si esprime su Facebook”, così si potrebbe liquidare la questione.
Ma questo signore ricopre un incarico politico di rilievo e questa sua presa di posizione potrebbe rivelare il sentire comune non solo di un uomo, bensì di un partito, ancorché limitato a Rimini.
Successivamente il post è stato cancellato dallo stesso Pantaleoni, che evidentemente si è reso conto della abnormità che ha detto.
Frutto, questa abnormità, della prevenzione di certa sinistra contro i militari, prevenzione dura a morire, prevenzione che porta a pensare che comunque i militari stanno sempre dalla parte sbagliata. E quindi hanno torto pregiudizialmente.
Ciò detto, nessuno, fino al processo, e forse neppure dopo, può dirci con certezza se Massimiliano La Torre e Salvatore Girone siano colpevoli.
Forse lo sono davvero, ma il problema non è questo. Il problema è che non possono stare là oltre, ad aspettare un processo che non arriva mai.
Pensavamo che le storture e le lungaggini burocratiche infinite degli apparati giudiziari fossero appannaggio quasi esclusivo della nostra nazione.
E invece no: c’è anche di peggio, e l’India ce lo sta mostrando. Non decidono, o forse, peggio ancora, non vogliono decidere. Cose turche, anzi, cose indiane.
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