La nuova tecnica per studiare il magma dei Campi Flegrei

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I dati della deformazione del suolo e la conoscenza del sollevamento del suolo dei Campi Flegrei, caldera molto estesa, avvengono attraverso i satelliti ed i ricevitori dotati di GPS.

Una nuova tecnica di monitoraggio è stata ultimata da un team di ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica a Vulcanologia (INGV-OV) e dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IREA), per studiare i fenomeni di sollevamento del suolo dei Campi Flegrei.

Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports. “Grazie ai dati acquisiti dai satelliti COSMO-SkyMed, dotati di sistemi radar, e dai ricevitori GPS della rete di sorveglianza geodetica INGV-OV, composta da ben 14 sensori sparsi nell’area dei Campi Flegrei – ha spiegato Susi Pepe, ricercatrice del CNR-IREA – e’ stato possibile studiare le deformazioni, anche millimetriche, della superficie terrestre e conoscere l’andamento del sollevamento del suolo all’interno della caldera”.

La caldera dei Campi Flegrei quarantamila anni fa ha prodotto l’eruzione caratterizzata dall’Ignimbrite Campana, poi quindicimila anni fa l’eruzione caratterizzata dal Tufo Giallo Napoletano, con il crollo della parte superficiale del vulcano.

Il suolo della caldera si è sollevato negli ultimi dieci anni di quasi trenta cm., e nel dicembre 2012, sulla base delle valutazioni della Commissione Grandi Rischi, il Dipartimento della Protezione Civile ha modificato il livello di allerta dei Campi Flegrei, passando dal verde (quiescenza) al giallo (attenzione).

Il magma è risalito fino alla profondità di tre chilometri formando un lago sotterraneo che ha fatto sollevare il suolo di circa diversi cm. Questo dato si deve all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e al Cnr.
Fonte foto: Ingv

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