Papa Francesco, come noto, ha ricevuto il crocifisso ligneo con falce e martello dal presidente boliviano Evo Morales.
Ma forse il crocifisso dell’ “imbarazzo” resterà in Bolivia, chi lo sa.
Le ultime voci confermano il non gradimento, da parte di Francesco, di un regalo per così dire “forzato”, frutto di un atteggiamento e di una cultura forse troppo sommariamente ideologizzata, quella latino-americana, che unisce, spesso impropriamente e frettolosamente, elementi di politica a quelli religiosi.
Una sorta di sincretismo culturale, un mix di rivoluzione, di comunismo dell’ultima ora, di religione, di paganesimo, di feticismo in salsa rivoluzionaria.
Papa Francesco, prima di andarsene dalla Bolivia, ha celebrato messa nella cappella privata dell’Arcivescovo di Santa Cruz della Sierra.
E poi Bergoglio se ne tornerà da noi, con il ricordo di qualche bagno di folla, con un pizzico di nostalgia in più per quelle terre sudamericane, per le sue terre; e qualche elemento di riflessione in più sul rapporto fra la politica e la religione.
Quel crocifisso falce e martello era sincero o una piccola, furba, provocazione?
Probabilmente tutte e due le cose; ma, molto più semplicemente, non c’era bisogno di ricordare a Bergoglio che Cristo e l’ideologia comunista hanno qualcosa in comune. E ricordarglielo è equivalso solo a metterlo in imbarazzo. Vero, caro Morales?
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