
Nell’ultimo Rapporto Svimez è sottolineato il rischio di povertà al Sud di una persona su tre.
Un dato gravissimo, inquietante, e soprattutto un dato che fotografa per l’ennesima volta il divario fra il meridione e il resto del Paese.
Nello studio è riportato che nel sud il Pil è negativo per il settimo anno consecutivo, con una crescita che dal 2001 al 2013 è stata addirittura la metà di quella della Grecia. La quale ultima, come noto, non è che stia proprio benissimo.
Gli investimenti continuano la loro discesa, e il valore aggiunto si ferma al 38,7% dal 2008 al 2014.
Inoltre, di là dei numeri, si registrano grandi difficoltà sul fronte del lavoro per donne e giovani, i quali sono sostanzialmente fuori dal mercato del lavoro.
Oltre a questo, le nascite sono praticamente bloccate, generando un vero e proprio tsunami demografico.
Insomma, una fotografia sconcertante, e purtroppo immutata, sempre la stessa, in bianco e nero, di una parte così considerevole del nostro Paese.
Due storie, due sistemi, due società, quasi due civiltà: il sud e il centronord. La questione meridionale non è mai finita. E forse non è nemmeno mai stata affrontata.
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