Ricordo di Borsellino, tante polemiche sull’intercettazione

Ricordo di Borsellino, tante polemiche sull'intercettazione

Il 20 luglio c’è stato il ricordo di Paolo Borsellino, ammazzato proditoriamente dalla mafia, e questo ha scatenato con sé, come prevedibile, molte polemiche.

Rosario Crocetta, Governatore della Sicilia, nel frattempo dice che non si dimette e che chi chiede le sue dimissioni in realtà sarebbe protagonista di un vero e proprio golpe.

Il tutto per un’intercettazione telefonica, presunta, nella quale il medico di Crocetta avrebbe detto al Presidente che Lucia Borsellino doveva essere fatta fuori come il padre.

Non sappiamo come stiano effettivamente le cose, ma sappiamo che c’è un modo per far dimettere o per far restare Crocetta al suo posto, un modo certo.

Conoscere l’intercettazione, sentirla, ascoltarla, verificarne l’esistenza e l’autenticità.

E’ possibile? No, ovviamente, perché il primo inquietante obiettivo non è quello di conoscere la verità, è quello di coprire il magistrato o l’ufficio che ha passato la, eventuale, intercettazione al giornalista.

Il secondo obiettivo è di difendere un certo giornalismo che, a braccetto con certa magistratura, ormai fa delle intercettazioni, legali e no, vere o no, un vero e proprio business.

E questo nonostante la ragionevolezza, il pudore, e probabilmente anche la legge, inibiscano la pubblicazione e la diffusione di certe intercettazioni, specialmente quelle che non hanno rilievo penale.

La casta non è solo quella politica, che pure è la più consistente: c’è anche la casta dei magistrati e quella dei giornalisti: quando queste ultime due si mettono d’accordo, a volte la verità non viene a galla. Come in questo caso.

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